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Recensione del libro “I Paesi del Grande Màghreb. Storia, Istituzioni e geo-politica di una identità regionale”

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F. Tamburini e M. Vernassa, I Paesi del Grande Màghreb. Storia, Istituzioni e geo-politica di una identità regionale

Recensione di Giovanni Armillotta

La prima caratteristica del libro che ci accingiamo e recensire e che colpisce il lettore, è il fatto sia uscito una settimana prima dell’inizio della serie di rivolte nel Màghreb (ar. trasl. al-Maġrib al-‘Arabī). Essa ha preso avvio da quando il venditore ambulante tunisino Mohamed Bouazizi (n. 1984) s’è dato fuoco il 4 gennaio di quest’anno in segno di protesta per le condizioni economiche personali e del suo Paese.

I fatti che stanno avvenendo in Africa mediterranea si prestano alla malafede delle opinioni interventiste e criminalmente “umanitarie” a suon di bombe e civili assassinati, con il completo immobilismo dei pacifinti, una volta pilotati dal piccì, adesso omologato ai voleri della Casa Bianca. Tutto questo su ordinazione delle “democrazie” compiute e rivelate dai verbi di Washington, Parigi e Londra, con l’Italia berlusconiano-finian-bersaniana nelle vesti di garçon-pipi di imperialismo e neocolonialismo a spregio dell’Art. 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Un brocardo, ormai, declassato a canzoncina per scuole primarie o nella memoria di qualche maestra e professoressa che ci credono ancora e sul serio.

A tutto ciò uniamo l’ossimorica ampia pochezza di quegli stessi mezzi di comunicazione di massa in riferimento agli Stati in oggetto. La totale ignoranza di parte di “esperti”, lacchè, “giornalisti” e gazzettieri a contratto, succedutisi. Pagati per convincere la gente che le salme trafugate pre-rivolta dai cimiteri, siano i “martiri” libici immolatisi a favore dei valori pornografici e cocacolistici dell’Occidente ameriko-franco-britannico. E – a parer loro – quegli stessi bambini, religiosi e civili massacrati dalle bombintelligenti della Nato non eran altro dei biechi terroristi gheddafiani.

I Paesi del Grande Màghreb. Storia, Istituzioni e geo-politica di una identità regionale (Plus, Pisa 2010, € 18,00) è un formidabile volume-strumento di conoscenza storica degli Stati in argomento. Maurizio Vernassa (docente di Storia e istituzioni dei Paesi afroasiatici presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa) e Francesco Tamburini (dottore di ricerca in Storia, istituzioni e relazioni internazionali dei Paesi extraeuropei) sono i profondi e attenti conoscitori dell’ambiente trattato. L’opera e lo svolgimento dei fatti in essa contenuti, dànno reali chiavi interpretative ai sommovimenti attuali; il lettore, tra le altre cose, si spiega pure il perché il Marocco abbia attraversato pressoché indenne il periodo di torbidi, a cui l’equilibrio murale nella Repubblica Araba Democratica del Sahara è strettamente collegato.

L’analisi contenuta nelle pagine ci aiuta a comprendere che la grande crisi che si sta producendo sulle coste meridionali del nostro Mare Maggiore ha dato vita a una reazione a catena anche sul piano economico e sociale. Essa costituisce un ammonimento nei confronti sia di un ceto politico ricchissimo, impreparato e allegro – quello rappresentato da entrambi le ali parlamentari del nostro Paese – che dell’Unione Europea, la quale cerca di scaricare sull’Italia la disperazione importata, che il linguaggio politicamente corretto nostrale preferisce definire “migranti”, mentre il resto del Continente bianco non si perita a chiamare clandestini non graditi. Iniziando da Sarkozy per finire ai muri di Obamaltroni, i quali cercano di tenere lontani i latinos – come gli amerikani chiamano con disprezzo messicani e ispanolusofoni in generale.

I “migranti” quali oggetto di tratta e traffico di corpi, come ha azzardato il capo dello Stato: «La comunità internazionale, e innanzitutto l’Unione Europea, non possono restare inerti dinanzi al crimine che quasi quotidianamente si compie organizzando la partenza dalla Libia su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio di folle disperate di uomini, donne, bambini. È un crimine lucroso gestito da avventurieri senza scrupoli, non contrastati dalle autorità locali per un calcolo, forse, di rappresaglia politica contro l’Italia e l’Europa. Ma è un crimine che si chiama “tratta” e “traffico” di esseri umani, ed è come tale sanzionato in Europa e perfino al livello mondiale con la Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite nel 2000»¹

Schiavi veri e propri! Un Presidente della Repubblica che forse ha subìto gli strali silenti di alcuni i quali cercano di spacciare i “migranti” in guisa di futuri cittadini elettori del partito x o di quello y, nascondendo il fatto che il loro contentarsi, la propria rassegnata propensione a lasciarsi sfruttare per pochi euro, non fa altro che eliminare i diritti e le conquiste del lavoro. Dovuti essi ad anni di lotte della classe operaia internazionalista dal laburismo in qua: passando per la Costituzione messicana del 5 febbraio 1917, la Rivoluzione d’Ottobre (1917), la Repubblica di Weimar (1919) e la Carta del Lavoro (1927). Un diktat dei padroni, avallato e firmato dai ben pasciuti rappresentanti della cosiddetta “sinistra” atlantica e della risibile destra di governo e d’“opposizione”. Napolitano invece, da vecchio comunista, ha iniziato a ben vedere come stanno le cose: però ha 86 anni.

Il volume, testo universitario presso la cattedra di Storia e istituzioni dei Paesi afroasiatici, permette al lettore di impossessarsi a fondo e concettualmente del Màghreb, e si consiglia il suo apprendimento assieme ad altri contributi – citati in bibliografia – i quali, nel loro tempo, non potevano avere esaminato la situazione vicina all’oggi, come invece hanno fatto inesorabilmente gli Autori.

Si tratta di un libro che ripercorre la storia degli Stati del Màghreb dalla decolonizzazione ai giorni nostri. Di Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia sono affrontati lo sviluppo ed il funzionamento delle istituzioni politiche e la complessa relazione tra etnie, religione, partiti politici e poteri nazionali. Nel contesto sono altresì posti in grande rilievo gli affari esteri tra i Paesi dell’area, com’anche i rapporti diplomatici di questi con le organizzazioni internazionali e regionali (Lega Araba, Unione Africana, ecc.). Nell’introduzione sono accennati pure i precetti di diritto islamico, e nel complesso il volume vanta un eloquente numero di mappe e grafici.
Un capitolo è dedicato all’Unione del Màghreb Arabo, l’ente sovrastatale che, sorto nel 1989, avrebbe dovuto riunire i cinque Paesi e costituire una sorta di comunità economica in competizione con la ventura Ue. Però tutto questo s’è risolto in un nulla di fatto a causa della diversità di interessi e peculiarità degli Stati in questione.

Il metodo di lavoro degli Autori risulta ben diverso da coloro che intonano peana di ringraziamento al de relato, al déjà vu e alle communes opiniones, e conseguenti stanche riletture di scuole terze. Esso rappresenta, invece, uno sforzo originale di sintesi, che si traduce in una monografia di spessore eccezionalmente esaustivo. Utile, anche e soprattutto, perché pone l’accento su questioni poco note o – come spesso accade nell’Italia mass-mediatica – date per scontate, e che invece dovrebbero appartenere al bagaglio culturale di ciascuno di noi, in quanto ogni giorno saremo sempre più coinvolti con la realtà nordafricana, e maghrebina in particolare.

Possiamo così seguire uno studio d’eccellenza che, rispetto al quadro attuale mi riporta alla mente le parole di Cesare Cantù quando iniziò a parlare della Rivoluzione francese: «Noi descriviamo più a disteso la prima rivoluzione di Francia, perché vi troviamo tutte le fasi e anche tutte le fisionomie delle successive; le quali sono ad essa il quadretto d’un paesista a una scena delle Alpi» (1854).

*Giovanni Armillotta (PhD) è cultore di Storia e istituzioni dei Paesi afro-asiatici; Storia, politica e relazioni internazionali dell’Africa indipendente; e Storia dell’Asia del Novecento presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Giornalista. Direttore responsabile di «Africana», fra i soli quindici periodici italiani consultati dall’«Index Islamicus» dell’Università di Cambridge. Collabora ad «Affari Esteri» (trimestrale promosso dal Ministero degli esteri), «Africa e Mediterraneo», «Balkanistika» (University of Mississippi), «Eurasia», «The Europa World Year Book» (Londra), «il Grandevetro», «IJAS» (Columbia University), «Limes», «Limes on line» (rubrica: Le verità nascoste), «Nuova Storia Contemporanea», «L’Osservatore Romano», «politicaestera.info», «La porta d’Oriente», «Rivista Marittima», e altre pubblicazioni quotidiane e specializzate. Nel 2001 ha scritto Egitto. Affari esteri 1967-1986 (Edistudio, Pisa); nel 2007 L’Angola e l’ONU. Dagli inizi della lotta di liberazione alla fine della guerra civile (1961-2002) (Aracne, Roma; testo dell’insegnamento di Storia dell’Africa 2007-08 all’Università di Pisa); nel 2009 I Popoli europei senza Stato. Viaggio attraverso le etnie dimenticate (Jouvence, Roma); nel 2011 La cosiddetta sinistra (Jouvence) e Imperialismo e rivoluzione latinoamericana (Aracne; testo del workshop Imperialismo e rivoluzione in America Latina 2010-11 all’Università di Pisa).

 

Note:
1. Giorgio, Napolitano, Una reazione morale contro l’indifferenza, in http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo= Discorso&key=2222, cfr. anche «Corriere della Sera», 6 giugno 2011.

 

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